Stima di sé - 2  
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Abbiamo già visto quindi come riteniamo una benevola stima di sé condizione necessaria ed indispensabile all'attività di trader sia che lo si faccia (il trader) per pura passione o diletto sia che il trading sia diventata la professione principale da cui traiamo reddito.
Certo in questo secondo caso, che non credo sia la situazione più comune, le emozioni in ballo sono diverse e non solo quelle: se non guadagni alla fine del mese non mangi....
E' vero, si ha la possibilità di avere tutto il tempo per rimanere davanti al monitor e poter, così, operare anche intraday, ma, è abbastanza risaputo, più si cerca di cogliere "cicli brevi" più il guadagno è maggiore e, poiché nessuno regala niente a nessuno, altrettanto più alto è il rischio di incorrere in "falsi segnali" e quindi di dover monitorare "a vista" le proprie posizioni e dover ricorrere, nei casi, all'uso di prefissati stop-loss, l'uso dei quali sarà presumibilmente più frequente, così come maggiore saranno le frustrazioni anche se adeguatamente bilanciate dai "trade giusti"... 
Comunque, credo che anche chi si affidi a cicli più lunghi e scelga di dedicarsi anche ad altro nella vita, possa togliersi le sue belle soddisfazioni, liberandosi, in parte, anche dalla schiavitù del monitor... 
Nell'uno e nell'altro caso comunque, una strategia operativa precisa e pre-determinata rispetto al trading la ritengo necessaria e non solo rispetto a quali segnali seguire, affidandosi o meno a quelli automatici, ma anche rispetto a quanto investire nel momento in cui di decide di seguire lo stesso (segnale).
Questo perché ritengo che una predeterminata strategia di "management" debba essere "studiata" e "decisa" in modo altrettanto rigoroso (se non di più) rispetto a quanto si è già detto (e quanto ancora si dirà) sulla strategia di trading.
Non è un caso che inserisca queste "note di management" nel capitolo sulla "Stima di sé"...
Un esagerato senso di sé come, anche se in misura minore, una personalità che cerca di "emergere dal gruppo dei pari"(1) attraverso il trading, tenderanno anche se per motivi diversi, a "gettarsi a capofitto" nell'operazione che "chiama" con il suo "bel" segnale... L'ipotesi dell'errore non è così neanche presa in considerazione come invece dovrebbe (umilmente) essere... Ci si getta a capofitto quindi e ci si sovraespone, magari "giocandosi"(2) tutto convinti della bontà del segnale. 

In una adeguata strategia di management invece l'errore dovrebbe essere previsto, messo in conto, dato quasi per certo... quasi fosse il "Prezzo da pagare per vincere"... e neanche uno solo (di errore) bisogna mettere in conto: diciamo che questo (l'errore) può arrivare anche alle "9 possibilità su 10" senza per questo annullare la "Bontà del nostro sistema sia di trading che di management": l'importante è che, analizzando proprio questo caso estremo, nell'unica possibilità vincente guadagni più che nelle altre 9 perdenti (3). 
E' un caso estremo, è vero, l'abbiamo detto, ma forse più di altri esempi chiarisce il significato del discorso: Se è vero che ogni sistema previsionale, sia esso "umano" che "automatico"(4) comporta una serie di errori, allora il capitale che intendiamo "mettere in discussione" deve essere diviso in quote proporzionali alle possibilità di errore che riteniamo probabili (5) nel nostro Sistema in modo da "restare in gioco" il più a lungo possibile o, per dirla alla "Cirio-Braggio"(6), allontanare il più possibile la "probabilità di rovina"...
Quindi, se il nostro sistema sbaglia 6 volte su dieci dobbiamo dividere il nostro capitale in 10 parti, se sbaglia una volta su 3, in tre parti ecc. e, naturalmente, mettere in gioco per ogni trade una sola delle quote così determinate...
Certo, il "denominatore" delle nostre osservazioni sarà maggiore quanto più ampio sarà il periodo di osservazione: 1, 2, 3 anni... anche in questo caso la scelta sarà del tutto personale e dipenderà dal tempo che abbiamo deciso di mettere al servizio di quel determinato sistema ma anche, come al solito, dal grado di umiltà con cui ci poniamo nei confronti del Mercato...
 

(1) Anzi, sarebbe meglio dire "raggiungere" il gruppo dei pari più che "emergere", visto che in questo secondo caso ci riferiamo a coloro i quali anno una scarsa, scarsissima stima di sé... 

(2) Mai smetterò di ripetere che la borsa non è un "gioco" anche se ormai termini simili sono entrati nell'immaginario comune, così come comune è, anche nel nostro caso, trovarsi di fronte a soggetti colpiti dalla "Sindrome da gioco d'azzardo patologico"... 

(3) Molto frustrante questo caso estremo... forse troppo: il guadagno corrispondente dovrebbe ripagare non solo il rischio corso ma anche la frustrazione relativa ai 9 casi di trading perdenti... 

(4) Personalmente preferisco affidarmi ai segnali "oggettivi" di un "sistema previsionale ed operativo automatico" anche se non escludo che anche affidarsi a propri parametri si "sentiment" possa portare a risultati positivi... Un errore strategico, anzi tattico sarebbe invece affidarsi ora ai segnali dell'uno (trading system) ora a quelli dell'altro (sentiment personale) correndo il rischio di "colpire" proprio i "casi di errore" perdendoci "i segnali positivi" sia dell'uno che dell'altro sistema... Certo si incorre anche nella possibilità contraria (quella di evitare gli errori di entrambi)... in ogni caso sicuramente si è "impossibilitati" di fare una giusta analisi della "capacità previsionale" del proprio modo di fare trading, quindi della percentuale di rischio verso cui ci esponiamo e quindi, in finale, della propria "probabilità di rovina"... 

(5) dopo un attenta analisi compiuta, secondo i casi, sulle serie storiche (per quanto riguarda i trading system automatici) o sulle pregresse personali operazioni (quando si opera seguendo il proprio "Sentiment") 

(6) "Futures e Opzioni, guida operativa", F.E.Cirio F.Braggio, E.B.C, Milano 1992 

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