Stima di sé, causa od effetto del trading.... (www.borsanalisi.com) | |
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Il titolo, diciamocelo subito, è bruttino... frutto dell'impulsività
con cui a, a volte, metto giù i miei pensieri... Come è possibile
pensare che il trading possa essere causa di una buona o cattiva stima
di sé... mah?!
Tuttavia a qualcosa di buono, come pensiero intendo, pensandoci bene rimanda: all'idea che tra trading e stima di sé ci possa essere una qualche relazione; qualcosa del genere era già presente tra l'altro, nelle ultime riflessioni sui meccanismi di difesa... La stima di
sé come misura della propria potenzialità di trader o, meglio,
come indicatore del tipo di trading da scegliere...
Analoghi problemi possiamo trovarli in chi inizia l'esperienza del trading con una stima si Sé esagerata... colui che si sente in grado di "battere" (2) il mercato può rischiare di trascurare troppo le "perdite" cui va incontro per "tendere" verso questo suo obiettivo peraltro neanche troppo facile... Il rischio per un "tipo" del genere, qualora dovesse "abbandonare" non sarà certo quello di sentirsi "meno grande"... magari! Almeno a qualcosa sarebbe servito l'inevitabile alleggerimento del suo portafoglio in siffatta situazione... sarà possibile trovare anche in questo gruppo abili traders, ma non è la regola. Chi sono allora i traders migliori e che relazione hanno con la propria stima di sé? Sono quelli
che si possono permettere il lusso di... scegliere!
Sono quelli che sanno che i risultati arrivano dopo aver pagato col sudore della propria fronte le notti insonni sui libri per cercare di "imparare l'arte" da chi già è passato sugli stessi sentieri... Sono quelli che quando il trading va bene dicono: "sono stato bravo, ma anche fortunato" e, per questo, mai si fanno passare per la mente di aver trovato finalmente la formula vincente "per tutte le stagioni", ma solo un modo, tra i tanti, di creare profitto con impegno e disciplina ed un'enorme attenzione a tutti i passi da fare per conseguirlo (il profitto) ed anche "da non fare" riuscendo, a volte, ad osservare gli eventi che si sfogliano sotto i propri occhi senza dirsi continuamente "ecco vedi, se compravo... e se vendevo...", aspettando il "segnale" del proprio Trading System o "la sensazione"(3) su cui ha costruito il proprio metodo operativo... Sono quelli che vivono il Trading non come una droga ma come una tra le tante esperienze e passioni con cui arricchiscono, oltre al proprio portafoglio, la propria vita... Sono quelli che... forse non esistono! ... A me piace
pensare invece di sì, che esistono, e che tale (trader vincente)
possa essere ognuno di voi che mi legge...
(1) Non mi riferisco sicuramente alla possibilità di perdere un certo numero di operazioni cosa tra l'altro inevitabile, ma all'idea di fallimento che può insorgere nel momento in cui, per un motivo o per l'altro, si sia costretti ad abbandonare il trading proprio dopo un certo numero di operazioni negative, con un'idea di sé perciò tutt'altro che positiva... (2) E' vero che un atteggiamento competitivo è inevitabile nel momento stesso in cui si inizia l'attività di trader ed in qualsiasi modo la si faccia, per hobby, per passione o per professione, tuttavia è bene ricordare che la competizione nasconde un'insicurezza di fondo in sé e nelle proprie capacità; un'insicurezza nei confronti della quale bisogna, umilmente, prendere consapevolezza ed instaurare una proficua convivenza. (3) Tra i due, trading system e "sensazioni operative" preferisco, pensando all'aspetto psicologico del trading, sicuramente i T.S. (4) come lo è invece quando il trading diventa un modo, ed a volte l'unico, per cercare di mostrare a sè stessi ed agli altri il proprio valore personale. |
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